Relazione della dott.ssa DANIELA PANERO nell’ ambito del’iniziativa “Star bene insieme si può - Come prevenire relazioni difficili,prevaricazioni, bullismo ……”.
La dott.ssa Panero ha tenuto gli incontri relativi ai seguenti temi:
Branchi, gruppi, sciami? Lo stare insieme oggi dei ragazzi: fascini e rischi
Quando a scuola “ci si può far male” Le relazioni difficili e le strategie di superamento delle prevaricazioni, del bullismo, dell’isolamento
Nella società “liquida” descritta bene da Zygmunt Bauman (vedi “Vita liquida”, “Amore Liquido”, “Vite di corsa”, tre testi del citato autore) è difficile oggi trovare gruppi (giovanili e non solo) perché – a differenza di un tempo –si osservano più aggregazioni a sciame, velocemente diffuse dietro il “Fuco” e l’”Ape Regina” del momento.
Tra veline e velone, tronisti e corteggiatrici, contatti su face book e rapporti “tutto subito” , è difficile districarsi – per i giovani- nella giungla delle relazioni, alla ricerca di qualcosa che valga.
L’impressione di essere tutti nella casa del Grande Fratello, dove si sta insieme forse non per crescere, condiziona pesantemente questo vivere “moderno” un po’ superficiale e volgare, pettegolo e velocizzato, dove non c’è tempo di fermarsi in gruppo e ..confrontarsi.
Umberto Galimberti sostiene che in ogni giovane alberga un ospite inquietante, il nulla,… quello che ci fa vedere le cose brutte senza valore, senza progettualità, senza senso. Vasco è a contarcela la ricerca di un senso..se questo c’è davvero..
Sempre Galimberti osserva come si facciano breccia nei nostri giovani i nuovi sette vizi capitali: sesso mania, spudoratezza,consumismo,conformismo, diniego, vuoto, sociopatia.
Difficile allora immaginarci i giovani in gruppo … in questo mondo che noi adulti abbiamo regalato loro!
Che fare? Arrendersi? MAI!
La logica del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno, se in realtà contiene per metà liquido ci sprona forse all’ottimismo pragmatico di prendere il bicchiere e bere ciò che contiene. Partiamo dai giovani per ciò che sono e proviamo a crescere con loro.
I 10 comandamenti di don Mazzi per preadolescenti e adolescenti:
1. Cercatevi amici, coetanei, veri, impegnati,limpidi. Evitate i bulli, i doppiogiochisti, i cicciobelli, i violenti;
2. Difendetevi dalle infinite trappole dei computer, dei telefonini, di face book;
3. Confidatevi con i genitori. Non tenetevi segreti più pesanti di voi;
4. Affrontate prima dei 18 anni, una grande avventura, solidale, faticosa, tra i poveri del mondo (ognuno di voi è un piccolo Cristoforo Colombo);
5. Imparate a suonare uno strumento:C’è una chitarra nel vostro DNA che aspetta di essere pizzicata;
6. Esercitate uno sport che sia disciplina per il corpo e armonia per lo spirito;
7. Nel tempo libero frequentate assiduamente un’associazione di volontariato;
8. Divertitevi con senso, evitando sballi e trasgressioni idiote;
9. Alla vostra età è importante scoprire la dimensione spirituale;
10. Siate felici di essere minoranza. Sono sempre state le minoranze a cambiare il mondo.
11. Che ne dite? Ci sono dei valori in queste affermazioni!
Occorre ri- partire dalle relazioni, quelle vere, autentiche, che fondono le identificazioni e le identità.
Relazioni con i genitori, con la famiglia, con i parenti, con i coetanei, con la scuola, con l’extrascuola.
Relazioni coerenti, che contengono con un “filo rosso” questi ingredienti basilari : il rispetto, la fiducia, il non giudizio, la condivisione, la pazienza, l’accettare le diversità, la mediazione dei conflitti.
Chi insegna ciò ai giovani?
Gli adulti! Ecco perché genitori e docenti sono i primi a dover essere messi in discussione (da essi stessi) e decidere cambiamenti relazionali, se necessari.
"Allora forse gli adulti devono imparare ad ascoltare. E quando dico “adulti”, non mi riferisco soltanto ai genitori, ma anche agli insegnanti, perché questi problemi comunicativi ci sono anche in ogni ordine di scuola, ovviamente con le dovute differenze. Sono stato anche un docente e ho vissuto l’incomunicabilità di questi alunni, la famosa “scena muta”, i silenzi di chi siede sempre all’ultimo banco, l’emarginazione degli imbranati, gli alunni dispersi, i bulli, i docenti impotenti, i consigli di classe in cui si parla solo di voti e di medie, i bocciati e i ritirati, i genitori in lacrime. Da questo bisogno di dare parola a loro, ai nostri figli e ai nostri alunni, è nata l’esperienza dei centri d’ascolto a scuola, un posto dove i ragazzi possono parlare ed essere ascoltati, al di fuori della loro famiglia. " (Dalla prefazione del libro di Saverio Abruzzese 'Un posto per parlare. L'ascolto a scuola’- Molfetta (BA), La Meridiana, 2006 ).
Eh sì, spesso la scuola può far male: spesso involontariamente, altre volte consapevolmente ma credendo di fare bene.
E se la scuola fa male, si sta male tutti: docenti, alunni, famiglia, extrascuola.
La scuola fa male quando:
si usano le parole come spade e non per comunicare;
si giudica invece di valutare;
si mettono in atto pregiudizi invece che ascolto;
si usano i cognomi invece dei nomi, cioè si spersonalizzano i rapporti;
ci si illude che le classi, come insieme di studenti, siano un gruppo;
ci si preoccupa più del programma che dell’approfondimento e della cultura;
si danno comandi e non regole;
si esercita potere/potere e non potere/servizio, quale è l’in-segnare, cioè lasciare segni;
si stimolala competizione conflittuale invece che la condivisione;
si considerano i giovani degli Alieni problematici, invece che esponenti della Net Generation, da conoscere ed apprezzare.
Le stesse cose possono succedere in famiglia ..anche questo può far male.
Quando alle regole anteponiamo solo le sanzioni,, quando ai diritti anteponiamo solo e sempre i doveri, quando lo stesso quotidiano caratterizza la vita, quando non c’è spazio per i sogni, ma solo per le aspettative che devono realizzarsi .. per forza!
Nelle nostre famiglie sempre piè atomizzate e blindate occorre lasciare entrare aria nuova, aria di condivisione, di grinta, di “no”quando vanno detti e di “si” quando promuovano veri cambiamenti.
Occorre avere passione per i giovani, dimostrare – come adulti- che crediamo nella partecipazione e nell’impegno.
Sennò non ci saranno veri gruppi e poi per che cosa?
La disaffeziona alla cittadinanza attiva e alla politica non è un problema certamente per i giovani , è l’eredità che stiamo lasciando loro!
Tocca al mondo adulto rimediare con credibilità.
E’ faticoso frequentare e lavorare con i bambini e ragazzi! Avete ragione!Poi però aggiungete. E’ faticoso perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, chinarsi, curvarsi , farsi piccoli!
Ora su ciò avete torto! Non è questo che stanca ! E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad INNALZARSSI, fino all’altezza dei loro pensieri e dei loro sentimenti , tirarsi su,allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi per raggiungerli, per caprili davvero,per aiutarli,per non ferirli.” (J, Korzak).
Innalzarsi significa allora intravedere e ulteriormente valorizzare quelle che sono le nuove qualità della cosiddetta generazione “always on” , cioè sempre “collegata” grazie ai nuovi media.
Secondo lo studioso di new generation, D,Tapscott, queste nuove qualità sono:
la libertà di essere ciò che si è, senza troppe finzioni, l’innovazione (tutte le scoperte importanti dei Media sono state fatte da giovani!); la personalizzazione, il mettersi in gioco in prima persona; la creatività nello scrivere, nel parlare con nuove modalità e linguaggi, nell’arte, nella danza, nella musica,nelle nuove correnti creative; la velocità, capacità di creare connessioni con pensieri rapidi, la democraticità e l’apertura al mondo ( le rivoluzioni giovanili nord africane della primavera 2011 sono iniziate grazie ai cellulari, ai sms, a Internet..)¸ la mente accresciuta, cioè un diverso modo di apprendere e ragionare con il contributo dei media. Qualità splendide che vanno coltivate, tenendo a bada i rischi che ognuno contiene:il non rispetto della privacy, l’egocentrismo e l’egoismo, la finzione nella virtualità, la dipendenza dalla virtualità, l’isolamento, il “rubare idee” in rete, la frenesia della fretta, la mente confusa e bloccata.
La famiglia e la scuola fanno male se non conoscono la realtà vera dei giovani, se si rifugiano nella (finta) rassicurazione del “era meglio una volta”, se lasciano soli i giovani in balia di MAMMA TV, PAPA’ INTERNET, cioè delle rete.
“Mica la togli via tanto facilmente la giovinezza ” diceva Kafka.
Non si tratta di toglierla, ma di renderci tutto conto che CRESCERE è MERAVIGLIOSO ma anche un processo FATICOSO,FRAGILE, DELICATO….E’ come avere a che fare con un prezioso vetro,da cui si possono vedere riflessi colorati splendidi, ma che maldestramente toccato si può rovinosamente rompere.
Crescere si può, si deve, ma con tanta attenzione e rispetto, con la rinuncia al “tutto subito” ed al “tutto dovuto”,e con la consapevolezza che la via delle relazioni concrete è l’unica a consentire evoluzioni per tutti, adulti e giovani.
L’altro, gli altri sono un inferno (Sartre),una benedizione, un ostacolo o una risorsa… Impariamo a vederli in un modo o nell’altro grazie all’educazione ricevuta. Ecco la responsabilità di scuola e famiglia.
Ci sono due interessanti parole con una radice identica ed una svolta radicalmente opposta nelle loro ultime lettere: HOSPES (ospite) e HOSTIS (nemico).
L’ospite è l’altro amico, collaboratore, di cui mi voglio fidare, con cui voglio costruire la mia crescita ed un mondo migliore.
Il nemico è sempre l’altro con cui sono in conflitto, perché di lui non mi fido, con lui distruggo me stesso ed il mondo.
La sfida, oggi, in questo nostro tempo, sempre così in emergenza ed urgenza,in cui tutto sembra essere un problema -quando poi dei veri problemi nessuno si occupa - sta nel trasformare gli HOSTIS IN HOSPES, a casa, a scuola, nelle città, quindi nel mondo.
E ripartire dallo star bene con noi stessi e con gli altri … Alzare lo sguardo dal nostro ombelico per scoprire il valore e l’entusiasmo di impegni collettivi, gruppi di azione, crescita condivisa, giovani ed adulti.
Due canzoni possono accompagnare questi pensieri e aiutare le nostre giornate con note di profondità: “Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber e “Ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo ” di Cesare Cremonini.
Per sviluppare la vicinanza :
1. essere consapevoli dei propri sentimenti e di quelli degli altri;
2. mostrare empatia e capire il punto di vista degli altri;
3. controllarsi e affrontare in modo positivo gli impulsi emotivi e comportamentali;
4. porsi degli obiettivi e fare progetti costruttivi per raggiungerli;
5. usare qualità socialmente positive nelle relazioni con gli altri
Dobbiamo imparare tutti a fare ciò. Giovani ed adulti.
Auguroni.
Daniela Panero
La saggezza pellerossa per i nostri giovani e.. adulti!
"Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri, e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita, o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirci di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e, non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia. Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio, e continuare a gridare all’argento di una luna piena.
Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini. Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me, e non retrocedere. Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai nei momenti vuoti."
[Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah nel 1890]

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